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domenica 1 novembre 2020
venerdì 9 ottobre 2020
dear swedish academy / differx. 2020
Dear Swedish Academy,
domenica 16 agosto 2020
la tradizione del novecento sta a posto. sta a posto così / differx. 2020
Il paradigma (o: la continuazione ad libitum) dellA davvero interminabile “tradizionE del Novecento” non avverte alcun problema di coesistenza. Nega l’altro, e fine così.
Detenendo essa (per diritto d’eredità o per quantità di applicazioni dello ius primae noctis) il potere editoriale, distributivo, pubblicistico (giornalistico=giornalettistico), festivaliero, ufficiosciampistico e premiopolitano; e riuscendo spesso a inserirsi con felice piglio vetero-democristiano anche in redazioni sedi siti e luoghi “non mainstream”, mangia e digerisce bene. Sta nel suo (del resto essendo, il suo, tutto).
Non sente alcun bisogno non dico di riconoscere, ma nemmeno di vedere l’esistenza di un altro paradigma.
Hai voglia a dire che
«C’è una differenza decisiva tra chi sente il rovinìo delle forme
esaurite, e ne è pungolato, e chi non se ne accorge e pensa di poterle
continuare con manovre persive».
(Alfredo Giuliani, prefaz. 2003 alla ristampa dei Novissimi).
Oppure che
«L’affettività turbata dallo sconvolgimento dei termini di relazione,
l’intelligenza che registra la dissociazione degli eventi mediante la
distorsione semantica, le conseguenti stesure intrecciate del discorso, i
giochi linguistici (neologismi, schizofasie), la similarità tra il
linguaggio del sogno e l’espressione della psicosi, la giustapposizione
degli elementi di logiche diverse, il linguaggio-sfida, il non-finito:
tutto ciò coincide con un’attitudine antropologica che precise
condizioni storiche hanno esaltato fino alla costituzione di un
linguaggio letterario che fa epoca e da cui non si può tornare indietro».
(Lo stesso, ma nell’introduzione del ’65).
Idem: hai voglia a distinguere fra Copernico e Tolomeo, caro CB: https://slowforward.net/2020/07/30/copernico-vs-tolomeo-carmelo-bene/.
C’è sempre, e prima, una Chiesa con cui fare i conti. Conti che, oltretutto, tiene e conduce e rivede e valida lei.
Non resta che da sperare nei videogiochi e in TikTok.
O, al limite, e senza celia, nell’asemic writing, ma chiaramente più fuori che dentro i confini paesani.
domenica 9 agosto 2020
copernico vs tolomeo / carmelo bene
venerdì 7 agosto 2020
domenica 12 luglio 2020
lunedì 29 giugno 2020
lunedì 25 maggio 2020
luca maria patella, "sotto il pino", per "che fare? / what is to be done?", r.a.m. 3 aprile 2020
giovedì 21 maggio 2020
martedì 19 maggio 2020
domenica 17 maggio 2020
giovedì 14 maggio 2020
venerdì 1 maggio 2020
sabato 25 aprile 2020
derrida / izikhotane. 2019
lunedì 20 aprile 2020
venerdì 17 aprile 2020
i'mage il viaggio dell'eroe / ilaria restivo
*
Performance di Ilaria Restivo. Video proiettato il 23 ottobre 2019 in occasione della serie di eventi, mostre e performance "Doppia coppia", presso lo Studio Campo Boario (Roma), a cura di Alberto D'Amico.
mercoledì 15 aprile 2020
martedì 14 aprile 2020
lunedì 13 aprile 2020
domenica 12 aprile 2020
“il verri” n. 72, febbraio 2020, “la poesia fa male”
mercoledì 8 aprile 2020
martedì 7 aprile 2020
lunedì 6 aprile 2020
martedì 31 marzo 2020
(scrittura di) ricerca senza virgolette / marco giovenale. 2020
Estendendo il discorso, qui mi limito a un piccolissimo numero di esempi, delle dozzine che si potrebbero portare (e su cui uscirà altrove un mio articolo, prossimamente).
Alfredo Giuliani, il 3 ottobre del 1963 a Palermo già chiariva: "una cosa è la letteratura d’intrattenimento, altra cosa la letteratura di ricerca e di conoscenza". La collana che Einaudi vara nel 1965, a tutti nota, si chiama "La ricerca letteraria". L'espressione ha già almeno tre decenni nel momento in cui entra nel piano dell'opera Letteratura Italiana Einaudi, diretta da Alberto Asor Rosa (il tomo 4 del vol. 2 dell'opera, uscito nel 1996, dedicato al Novecento, si intitola precisamente La ricerca letteraria - anche se stringe il fuoco dello sguardo principalmente su Calvino).
La dizione "ricerca letteraria" nella rivista veronese «Anterem» appare per la prima volta con il numero doppio 11-12 dell’agosto-dicembre 1979.
Il libro Poesia italiana della contraddizione (a c. di Franco Cavallo e Mario Lunetta, Newton Compton, Roma 1989) fin dalle introduzioni sembra lasciare spazio a pochi dubbi, in termini di poetica. Ma anche limitandoci alla quarta di copertina troviamo, addirittura in grassetto e incorniciata da una quadratura rossa, questa descrizione: "Un’antologia di voci e di tendenze che opera una sistemazione provvisoria rispetto a quanto in un’area di ricerca avanzata si è fatto in poesia da parte di autori appartenenti a diverse generazioni".
Dal 1993 al 2004, soprattutto per merito di Renato Barilli, si tengono a Reggio Emilia gli incontri di "RicercaRE", poi trasposti, dal 2007 in poi e col titolo di "RicercaBO", a San Lazzaro di Savena e poi a Bologna.
Nella rivista «Baldus» (1990-1996) le occorrenze di "ricerca" e "poesia di ricerca" non si contano.
Una storica, importante rivista come «Rendiconti», diretta da Roberto Roversi, riprende le pubblicazioni (dopo un'interruzione iniziata nel 1977) assumendo dal luglio 1992 il sottotitolo "Quadrimestrale di ricerca letteraria". L'anno dopo, Renato Barilli e Filippo Bettini curano il volume 63/93. Trent’anni di ricerca letteraria. Convegno di dibattito e proposta, Elytra, Reggio Emilia 1993.
Per gli autori della mia generazione le espressioni, "ricerca", "scrittura di ricerca", "poesia di ricerca", "ricerca letteraria" (o "in letteratura"), tra fine anni Ottanta e inizio del XXI secolo, erano di fatto fortemente percettibili come già ereditate da eredi, trasmesse a prescindere da noi. Solide.
Parla di «ricerca» (e convoca testi di autori di poesia e scritture così definibili) Paolo Zublena, nell’antologia da lui curata per il n. 135 (2005) di «Nuova Corrente».
Direi infine, senza altri addenda, che in questi ultimi vent'anni la ricerca, magari malvista, rivista, criticata, rimodulata, è stata presente come entità palesemente accolta dal e fissata nel contesto letterario.
Nonostante ciò, nell'anno 2020, ancora alcuni critici e studiosi sentono il bisogno di metterla tra virgolette. Poesia o scrittura "di ricerca". Come se mettessero tra virgolette "computer", o fotografia "digitale". L'astio che li separa dalle punte sperimentali del Novecento è pressoché inscalfibile.